LAVORI FATTI A MANO

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07/12/16

la scatola delle cose rotte

Sto rimettendo a posto casa, 
In realtà sto provando a mettere "a posto" la mia vita. ci sono troppi casini, cose che non tornano, cose lasciate a metà. Ho troppa roba, pochissima buona, spesso sono avanzi o peggio scarti.
I sacchi della nettezza si riempiono con facilità e con facilità si buttano.
sono pieni di tutto:
lana tarmata, scatole di strani cibi scaduti, giornate buttate via nell'attesa.
Ci sono pezzi, tanti pezzi che non fanno un puzzle. neanche quello facile del passerotto da 4 pezzi.
Ci sono momenti che splendono e stanno lì senza impolverarsi mai, fanno luce al buio.
Ci sono poi tante, troppe occasioni perse, 
Troppi rimpianti. Pochi rimorsi.

C'è la scatola delle cose rotte, quelle che non si buttano 
il vecchio passaporto, la collana in pezzi, un braccialetto di pelo di elefante che da piccola mi faceva ridere e poi quando sono salita sull'elefante li ho visti veramente i peli.
Ci sono collane che vengono da tutte le parti del mondo , ma che ho comprato alla fiera dell'Artigianato. 
c'è la scatola dell'anello di fidanzamento, quello che ti si inginocchia davanti e ti chiede se lo vuoi sposare. Anche se non è andata proprio così.
ci sono ricordi di un'altra vita che sembra solo ieri
Ci sono e resteranno lì.

La scatola delle cose rotte oggi è sortita fuori. E' riapparsa dal fondo dello stanzino dove sapevo essere.
Era tutto al suo posto. Preciso. Immobile. Fermo nel tempo.

Ricordavo tutto
e tutto è tornato al suo posto


05/05/16

maturità

mi ricordo la mia
vivo con apprensione la sua
l'adolescente inquieto non studia (ne avevate forse dubbi)
ma sembra che la cosa interessi solo a me
Gente di Dublino fanno eco ai Malavoglia
ma si fa fatica anche con le rocce
la matematica e la fisica non appartengono allo scientifico
e le varie leggi al suo mondo
la storia è ferma ai fenici
si ragiona un po' meglio coi filosofi
e (incredibile) storia dell'arte dove si sono capiti i macchiaioli (ma su chi sono ci sono ancora forti dubbi)

Io studiavo
mi ricordo.
mi ricordo l'enorme bistecca  che mamma mi cucinò
mi ricordo l'emozione di vedere i miei genitori fuori dalla scuola
mi ricordo un campeggio a Siena (ma qui sono confusa)

mi ricordo il caldo di luglio
le domande di Entomologia (conoscevo tutti gli insetti) e chimica

mi ricordo il vestito che mi sono cucita da sola
una gonna blu lunga una canottiera in seta a quadretti e una camicia a righe blu che era diventata una giacca.
Mi ricordo
le emozioni i pomeriggi in biblioteca quando non esisteva più nulla e nessuno
Mi ricordo
emozioni che tornano e rivivo
Mi ricordo
e sono passati più di 30 anni
era il luglio 1984
era domani.

30/03/15

Le patate della nonna

Quando ero piccola vivevamo in uno strano palazzone, noi al primo piano piano  e la nonna Marietta al sesto.
La nonna era la depositaria degli spicchi d'aglio, delle cipolle, delle patate, del bicchierino dell'aceto per condire i pomodori e delle cinquantamilalire quando non si arrivava a fine mese.
Le patate le teneva nello stanzino, in una cassetta di legno che non se ne trovano più, coperta con fogli di giornale.... il fotoromanzo in bianco e nero del Grand Hotel
Lo stanzino aveva uno strano odore: di stantio, di patate andate a male, di naftalina, di tarli, di scarpe da tutti i giorni  (che quelle buone le teneva nel comodino in camera)
.... ma era anche un luogo magico, un nostrano Armadio di Narnia, dove nasconderci e sognare.
Lo zucchero, invece, la nonna lo teneva in un armadio nell'ingresso. Invaso da piattoline rosse che schiacciava con la stessa noncuranza con cui diceva la parola "coglioni" unica parolaccia ammessa al suo cospetto.  Anche lo stupida che spesso ci urlavamo fra sorelle era vietato.
Le patate della nonna erano piene di terra,  sempre avvizzite, passate da generazioni, frutti della stagione passata..
Piene di occhi e filamenti....
 Eppure le patate della nonna erano buonissime.
Oggi mi sono ritornate in mente mentre guardavo le mie patate perfette, pulite, rotonde, senza sapore.



20/11/09

La Feijoa


La Feijoa e per le amiche americane che mi seguono; Pinneapple guavo; (ma quanto sto imparando!) so solo che è un frutto tropicale. Brasiliano per l’esattezza. L’ho assaggiato la prima volta, ragazzina,. a scuola. E’ un sapore che non si dimentica. E’ un odore che resta nella memoria. La Feijoa sa di ananas, di fragola, di pesca, di limone e di mela. Sa di buono. E’ profumo odoroso d’estate. E’ frutta matura. Sono fronde verdi che fanno ombra. Sono foglie giganti di Anturium e Alocasia, è foresta, ma non di castagni o di abeti. E’ foresta tropicale dove gli alberi non sono alberi ma piante molto cresciute.  Ne esiste(va) una pianta allo Zoo di Pistoia vicino alle gabbie dei pappagalli. I frutti sono pronti d’inverno. Quando fuori fa freddo e trovi quest’odore nascosto nella piccola gemma che è il frutto.

Il sapore ancora lo ricordo, ma queste che ho colto (tengo d’occhio la pianta da qualche anno) non sono ancora mature, “stringono” in bocca. Gli manca la nota zuccherina che solo la giusta maturazione conferisce. Hanno comunque l’odore. L’odore della memoria. Io, che non dimentico nulla, ritrovo tutte le Feijoe che ho mangiato nella mia vita. Mi basta questo per ricordare. Un  odore,  un sapore, un suono o un immagine. E tutto è di nuovo presente, nell’attimo stesso che l’ho vissuto.  Oggi rivivo le Feijoe , mi è andata bene. E’ un ricordo piacevole con cui è bello convivere. Oggi.  Domani tornerà qualcos’altro e non avrà questo buon odore.



Con la mia memoria ho  fermato il tempo: ma il tempo non mi può fermare perciò vado avanti. ricordando il passato ogni giorno .

Ritorno a casa

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