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29/01/11

La Sindrome di Pollyanna

Da piccola leggevo libri, tanti libri, era il modo migliore di fuggire da qualcosa, che allora era indefinibile, poi, piano, nel tempo si è delineato, si è definito, si è manifestato , e quando sono stata grande sono fuggita, di nuovo, ma in modo diverso.  Leggendo altri libri, raccontando altre storie.
Il Primo libro che ricordo, e sicuramente non leggevo ancora era "Il porcellino Spirù" con delle bellissime illustrazioni, fu un regalo della Nonna Marietta che su ogni libro scriveva la data, o meglio l'occasione (che poteva essere Natale, la befana il Compleanno) e la dedica. Conservo ancora qualche libro che mi ha regalato, sono bei ricordi.
Poi c'era La collana dei Ragazzi, tutta, I Piccoli Uomini, Le Piccole Donne, La Piccola Principessa, storie tristissime, di orfani, sempre tutti coi genitori morti, o quasi, che essere dispersi in guerra, o essersi scordati della propria famiglia perché affetti da amnesie gravissime era più o meno la stessa storia,  che ti imprintavano nella testa che essere orfani era brutto, a meno di non andare a vivere nella casa di Jo, che lì si stava bene.
Se eri un po' discola la Lindgren faceva al caso tuo: raccontava di Ragazzetti terribili ma notevolmente evoluti ed emancipati: Pippi che viveva sola con la scimmia ed il cavallo bianco a Villa Villacolle era un bell'esempio di evoluzione dello stato di orfana.
Sono cresciuta facendo il tifo per Zanna Bianca, che scommettere sui cani non mi piaceva neppure all'ora, ho cantato storie sui barconi del Mississipi, sono andata nel Centro della Terra e poi ho fatto il Giro del Mondo in 80 giorni, per poi tornare a casa e scoprire che avevo per amici degli angioletti, che all'epoca mia ancora si credeva alle favole e soprattutto agli Angeli e  che se un giorno te ne appariva uno biondo, ricciolo, e un po' maldestro davi per scontato che fosse il tuo che cercava di farsi le ali.
Ma ho letto anche le storie di Magilla Gorilla, e di Mister Magoo, che solo ora capisco che far finta di non vedere, o vedere solo ciò che ci serve e ci piace, è una condizione di molti adulti.
Sono cresciuta sognando (impaurita) le favole dei Fratelli Grimm, di Andersen, del La Fontane, di  Esopo, degli animali, delle fate, dei re e delle principesse, anche queste tutte orfane e vittime di matrigne malvage. 
Poi ci si chiede perché non vedo di buon occhio la Norma, ma io sono cresciuta terrorizzata  dalle matrigne di Hansel e Gretel, Cenerentola, Biancaneve e tutte le altre sfigate che  vengono sì sposate dal Principe Azzurro, ma poi.... di chi credete che sia orfana la Piccola Principessa,? ma di un bella favola di qualche anno prima. o, se della Bella Addormentata di qualche secolo. 
Vogliamo poi parlare di tutti i principi, gobbi, deformi e sopratutto rospi che diventano bellissimi una volta baciati, bene, con  me non ha funzionato. Ma d'altronde non sono una principessa.
E le sorelle che si amano tutte e si vogliono un bene dell'anima, solo nelle favole!
Comunque tornando a Pollyanna io sono sempre rimasta affascinata dal suo modo di prendere la vita,: comunque ti vada male, e a Lei ne sono veramente successe, bisogna essere contente. Pensata così è un po' da scema. Come sarebbe a dire? gli sono morti i genitori e lei è contenta (forse era nel periodo dell'adolescenza dove i genitori rompono e basta), voleva una bambola e gli sono arrivate le grucce, va a finire da una zia arcigna zittella che non riconosce l'amore nemmeno se lo evidenziano e sottolineano. Vive in un un paesino dove sono tutti infermi e malandati e lei è contenta. Poi se vi ricordate il film c'è Hayley Mills che ha riempito interi pomeriggi cinematografici.
Insomma per finire, dato che è l'ora di cena, la sottoscritta, che ha letto troppe volte Pollyanna ,si è fatta influenzare dal libro dal suo modo di vivere e di pensare è vittima della Sindrome di Pollyanna che si può definire Ottimismo idiota o ottuso (che è una cosa negativa sapete).
Bene, leggete Wikipedia e saprete, ora, a chi dare la colpa :  se siete ottimiste, entusiaste, generalmente contente, e vi potete definire soddisfate del poco che avete bene 

La colpa è di Pollyanna.
 ....
Io credo, e sopratutto  spero, di non essere così deficente come Pollyanna, anche se talvolta mi piacerebbe esserlo,  sono piuttosto vittima di un ottimismo realistico: so che le cose che non vanno, alcune per lo meno, si possono cambiare:  dipende solo da me, ma nel frattempo le accetto così come sono e da quelle parto, ristabilendo nuovi percorsi,  sono solo deviazioni o nuove strade che portano dove? non lo so, come non sapevo dove mi avrebbe portato questo blog 3 anni fa, o la vita, io non sapevo nulla ho sempre accettato quello che è successo pensando che fosse una pietra del sentiero e mai un muro. Non ho paura di provare, come non ho paura di vivere.
Per questo cerco di accogiere ogni giorno come una gioia, curiosa di sapere e di imparare, felice le piccole cose che accadono come per caso, ma come scrisse quello  Niente è per caso...
Ovviamente Richard Bach l'ho letto dopo le favole.





Se io sono così la colpa è di Pollyanna , sarà contento Stefano che dice che dico che è sempre colpa sua!!

2 commenti:

ornella ha detto...

La tua sindrome di Pollyanna e' quello che io definisco un buon metodo per affrontare le varie problematiche, senza che diventino uno tzunami per le emozioni.
Anch'io ho letto Pollyanna e ho tratto il messaggio che mi serviva... non riesco a cogliere l'aspetto " allegro " degli eventi negativi... ma ho capito che comunque alla fine, si va avanti ... insomma assomiglio a Pollyanna solo un pochino.
Chi mi ha veramente " preso " e' stato Dickens...e qui potremo parlarne a lungoooooooo.
Un abbraccio ornella

Anonimo ha detto...

grande mirella! sono cresciuta anch'io con i tuoi stessi libri e ho amato molto Pollyanna tanto che l'ho fatta conoscere anche a mio marito (anni or sono) e per lui, che il bicchiere lo vedeva già da solo sempre mezzo pieno, è stato subito un mito!
Morale.... mia figlia cresciuta col "gioco della felicità" dice che forse l'abbiamo un po' fregata ;))
però anche lei ha passato il messaggio al suo sposo... sigh mi sa che per questa sindrome, altamente contagiosa, non ci sia cura...
saluti e beci
anna (fb)

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