Riflessioni

Per telefono sento, finalmente, Matteo contento e con quella vitalità tipica degli undicenni. Quell'essere di corsa in cento luoghi e mille posti diversi. La voglia di sapere cosa c'è oltre e la curiosità. E' normale che un undicenne sia così altrimenti cos'è? Un bimbo malato. Non voglio dirlo troppo forte: ho paura che porti male, e non lo sò neppure per certo perchè i risultati delle analisi arriveranno fra un pò, ma lo sento comunque felice e questo mi basta, vedo le differenze captate dalle antenne sottili che circondano il cuore, ed il cervello, di ogni mamma, e che in un attimo analizzano odori, colori, occhiaie e musi linghi e fanno diagnosi prescise sullo stato d'animo e sulla salute dei loro piccoli cuccioli. Non sono diagnosi accademiche di dottori, sono diagnosi d'amore, che vedono più lontano di tanti esami fatti e messi assieme. Così la cura valligiana il mare e tanta, ma dico tanta, attenzione stanno piano piano riportando Matteo a correre e saltare. Perciò, e ve lo dico in confidenza, sono contenta così, egoisticamente non sono una di quelle mamme che godono se i loro cari stanno male per potersi prendere cura di loro; io sono una mamma strana, felice se i suoi cari stanno bene e si possono appieno vivere la loro vita, lasciandomi tranquilla a vivere la mia: a fare il mio uncinetto e la mia calzetta. Andando in giro e prendendomi in giro, IO sono felice se loro stanno bene e sono felice se mi posso prendere cura di loro, però in un altro modo, non curandoli. Scusate se è poco.