Quando ero piccola vivevamo in uno strano palazzone, noi al primo piano piano e la nonna Marietta al sesto.
La nonna era la depositaria degli spicchi d'aglio, delle cipolle, delle patate, del bicchierino dell'aceto per condire i pomodori e delle cinquantamilalire quando non si arrivava a fine mese.
Le patate le teneva nello stanzino, in una cassetta di legno che non se ne trovano più, coperta con fogli di giornale.... il fotoromanzo in bianco e nero del Grand Hotel
Lo stanzino aveva uno strano odore: di stantio, di patate andate a male, di naftalina, di tarli, di scarpe da tutti i giorni (che quelle buone le teneva nel comodino in camera)
.... ma era anche un luogo magico, un nostrano Armadio di Narnia, dove nasconderci e sognare.
Lo zucchero, invece, la nonna lo teneva in un armadio nell'ingresso. Invaso da piattoline rosse che schiacciava con la stessa noncuranza con cui diceva la parola "coglioni" unica parolaccia ammessa al suo cospetto. Anche lo stupida che spesso ci urlavamo fra sorelle era vietato.
Le patate della nonna erano piene di terra, sempre avvizzite, passate da generazioni, frutti della stagione passata..
Piene di occhi e filamenti....
Eppure le patate della nonna erano buonissime.
Oggi mi sono ritornate in mente mentre guardavo le mie patate perfette, pulite, rotonde, senza sapore.
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